Il conflitto tra Russia e Ucraina: quando lo Stato-nazione va alla guerra

[Marco Perez]*

 La più recente e drammatica attualità politica colloca (nuovamente) il concetto di nazione e il nazionalismo (inteso come ideologia dello Stato nazionale) al centro del dibattito politico, in un crescendo di violenza dettata da realpolitik e interessi geopolitici. Al margine del conflitto e delle responsabilità recenti e passate dei protagonisti, emerge lo scontro tra un nazionalismo russo desideroso di riappropriarsi di uno spazio considerato come fondativo della nazione russa (si veda l’articolo firmato dallo stesso Vladimir Putin il 12 luglio 2021, Sull’unità storica di russi e ucraini), e un nazionalismo ucraino pronto a sfruttare quell’epopea bellica che sola potrebbe completare la Nation-Building del paese, in chiave anti-russa. Tra i protagonisti indiretti troviamo una Unione Europea che sembra tentata dal costruire (pure in chiave anti-russa) quell’unità federativa che le è sempre mancata e un governo americano nostalgico dell’unilateralismo egemonico successivo alla guerra fredda e desideroso di dimenticare (e far dimenticare) la figuraccia politica e militare registrata in Afghanistan. Per capire però come improvvisamente sia diventato, non solo comprensibile, ma quasi scontato il fatto di “morire per la patria”, sarà forse opportuno procedere verso un’ulteriore riflessione. Continua a leggere “Il conflitto tra Russia e Ucraina: quando lo Stato-nazione va alla guerra”

Il ruolo del Risorgimento nell’ambito della rinazionalizzazione italiana

[Marco Perez]

Le nazionali di calcio sono state (forse loro malgrado) uno strumento attraverso cui rappresentare l’orgoglio e il carattere nazionale degli italiani (o come questo si voleva immaginare); basti pensare alle eterne sfide con i nemici teutonici o l’interpretazione promossa da Gianni Brera del “catenaccio” come espressione di una nazione contadina abituata a soffrire. Proprio per questo, se si volesse descrivere in poche immagini la rinazionalizzazione delle masse in Italia si potrebbe partire dalle fasi preliminari di qualche storica sfida calcistica; magari quelle in cui le grandi squadre di Sandro Mazzola e Paolo Rossi non cantavano l’inno nazionale. Una banalità oggi quasi impensabile.

Continua a leggere “Il ruolo del Risorgimento nell’ambito della rinazionalizzazione italiana”

Tra opposti nazionalismi. Appunti per lo studio del nazionalismo in Sardegna (II)

[Andria Pili]

La prima parte di questi appunti iniziava a ragionare sull’incontro e scontro tra nazionalismo sardo e nazionalismo italiano partendo dall’alleanza, attualmente al governo della Regione Sardegna, del più importante partito nazionale sardo (PSdAz) con il più forte partito nazionalista italiano dell’Italia contemporanea (Lega), sebbene oggi tale primato gli venga conteso da Fratelli d’Italia, in ogni caso sempre parte della maggioranza di centrodestra che sostiene il Presidente della Regione Christian Solinas, sardista. Inoltre, sono state esposte le diverse fasi dell’italianità nel margine sardo in contrapposizione con la sardità, individuando la nascita di una dicotomia modernità-arretratezza e la convivenza tra un nazionalismo civico italiano e un’identità etnico-territoriale sarda. L’ultima fase riguardava il trentennio fra la fine della Seconda Guerra Mondiale e la metà degli anni’70: in questo periodo l’italianizzazione era al massimo del suo consenso e il sardismo politico scese ai minimi termini elettorali. Ciò era dovuto alle speranze suscitate dai Piani di Rinascita, il progetto di sviluppo economico a guida statale, con il concorso della Regione.

Continua a leggere “Tra opposti nazionalismi. Appunti per lo studio del nazionalismo in Sardegna (II)”

Tra opposti nazionalismi. Appunti per lo studio del nazionalismo in Sardegna (I)

pers-carlo-alberto-1841

[Andría Pili]

Lo scorso luglio Christian Raimo ha pubblicato “Contro l’identità italiana” (Einaudi 2019), un saggio che critica il nazionalismo italiano con l’obiettivo di ricostruirne la genesi della sua nuova versione, mostrandone la continuità con quelle passate. Il quinto capitolo del suo libro è dedicato a una possibile “identità italiana alternativa”, definita a partire da come l’italianità è vista da chi sta ai suoi “margini”. Continua a leggere “Tra opposti nazionalismi. Appunti per lo studio del nazionalismo in Sardegna (I)”

Sinn Féin: la vittoria che spezza il duopolio conservatore in Irlanda

 

VotailSinnFein2020-1

[Marco Santopadre]

Il voto di sabato, sebbene alla fine lo Sinn Féin sia in seconda posizione per numero di seggi nonostante la vittoria in termini percentuali, ha un valore storico e scatena un vero e proprio terremoto politico in un paese che per quasi un secolo è stato governato da un sistema bipartico ma monoideologico, incentrato sull’alternanza tra i “liberali” del Fianna Fáil e i “democristiani” del Fine Gael. Sono entrambi partiti di tradizione nazionalista e conservatrice e addirittura il secondo è erede del movimento fascista delle Blue Shirts (sbaragliato grazie alla mobilitazione del movimento operaio e dei repubblicani antifascisti che poi andarono a combattere Franco in Spagna con le Brigate Internazionali…), ma tutto ciò non ha impedito a certi quotidiani democratici italiani di rappresentarli come una diga contro la barbarie nazionalista e plebea. Continua a leggere “Sinn Féin: la vittoria che spezza il duopolio conservatore in Irlanda”

Scozia, un futuro politico ancora da scrivere

PBonesu-E&Dblog-Scozia1-FOTO

[Paola Bonesu]

Con il 37,8%, pari a 594.533 voti e un +8,8% rispetto alle Europee del 2014, lo Scottish National Party si conferma primo partito in Scozia e passa da 2 a 3 seggi al Parlamento di Strasburgo. Ritorna in Europa Alyn Smith (sempre eletto dal 2004) e con lui vanno Christian Allard, francese di nascita ormai da anni trapiantato in Scozia e Aileen McLeod, in passato ministro dell’ambiente per il governo Sturgeon. Continua a leggere “Scozia, un futuro politico ancora da scrivere”

Spagna: nessuna “avanzata delle sinistre”. L’incognita alleanze e il macigno della questione catalana

A285

[Marco Santopadre]

Proviamo a proporre una lettura ragionata delle elezioni generali spagnole di domenica, che in molti, non a torto, hanno definito storiche.

Partiamo intanto dall’aumento consistente della partecipazione al voto, che cresce dal 66.48% del 2016 al 75.75% di domenica. L’affollamento dei seggi è il risultato di più fattori: intanto la mobilitazione di alcuni settori dell’elettorato genericamente progressista che ieri hanno deciso di andare alle urne per frenare il preannunciato boom dell’estrema destra; l’attivazione di una parte importante dell’elettorato indipendentista soprattutto in Catalogna, ma anche nel Paese Basco, che in genere non partecipa alle elezioni statali ma che stavolta ha deciso di farlo per dare un segnale contro la repressione seguita al referendum per l’autodeterminazione catalana del 2017; una maggiore offerta politica dall’estrema destra alla sinistra radicale, che ha invogliato al voto alcuni settori che di norma si astengono non sentendosi rappresentati. Continua a leggere “Spagna: nessuna “avanzata delle sinistre”. L’incognita alleanze e il macigno della questione catalana”

Notre-Dame di tutte le patrie

Notre-Dame-incendio

[Andrea Geniola]

Mentre le fiamme avviluppavano i tetti della Cattedrale di Notre-Dame a Parigi non potevamo immaginare il tipo di commenti che sarebbero apparsi nelle ore successive sui giornali e sui social. Invece di preoccuparsi delle cause dell’incendio, delle misure di sicurezza, del ritardo nei restauri e delle condizioni di lavoro in cui questi si svolgevano, di possibili deficienze derivate magari dalla corsa al ribasso nella manodopera e al rialzo nel profitto nell’opera di ristrutturazione si è finiti a parlare di identità nazionale francese e pan-nazionalismo europeo, il tutto innaffiato con massicce dosi di sentimentalismo turistico-vacanziero e reminiscenze dal vago sapore Erasmus. Continua a leggere “Notre-Dame di tutte le patrie”

Nazionalismo e sovranità popolare. Riflessioni sull’autunno catalano

LaSfidaCatalana-fotopacco

[Marco Santopadre]

L’1 ottobre dello scorso anno circa metà dei catalani è andata alle urne per il referendum sull’autodeterminazione, sfidando i divieti del governo di Madrid e la indiscriminata repressione realizzata da un vero e proprio esercito di occupazione. In un continente in cui il tasso di partecipazione alle elezioni scema di anno in anno, in Catalogna abbiamo visto non solo attivisti politici o sindacali, ma anche tante persone comuni resistere alle manganellate, ai calci e ai pugni degli agenti in tenuta antisommossa pur di difendere la “volontà popolare”. Continua a leggere “Nazionalismo e sovranità popolare. Riflessioni sull’autunno catalano”