Dopo la morte di Yvan Colonna, anche la Bretagna si muove. La Francia non sarà più la stessa?

[Carlo Pala] *

Era persino una mattinata di bel sole e senza pioggia, a Rennes, capitale della Bretagna amministrativa, quell’8 aprile 2022. Eppure, quasi nessuno avrebbe potuto pensare, solo qualche giorno prima, che nella Rannvro Breizh, la Regione Bretagna, si sarebbe potuto vedere quanto non si era fino ad allora mai visto. A ulteriore dimostrazione del fatto che qualcosa si sta (nuovamente) muovendo, a livello politico, nella penisola armoricana.

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La Bretagna e il suo Emsav non dorme mai

[Carlo Pala]

Tra ma vo ‘r mor ‘vel mur ‘n he zro/Ra vezo digabestr ma bro! (Quanto tempo che il mare lo circonderà/Che il mio Paese resti libero!). Queste strofe, tratte dall’inno nazionale bretone (Bro gozh ma zadoù, Vecchio Paese dei miei avi), chiariscono quantomeno il senso di appartenenza che tutti i bretoni rivolgono verso la loro terra.

“Paese”, infatti, non vuole indicare la Francia, ma sta appunto per “Breizh”, ovvero il termine che in lingua bretone indica la Bretagna storica, cioè quella che si spinge fin sotto Nantes.

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«Paris strikes again». La Francia si conferma “allergica” a pluralismo e diritti linguistici

[Marco Stolfo]

La solita storia, la solita canzone

Una legge approvata in parlamento, impugnata davanti al tribunale costituzionale ancor prima di entrare in vigore e da questo dichiarata parzialmente incostituzionale, che è stata pubblicata senza le parti “incriminate” e pertanto pare destinata ad avere un impatto assai limitato, a meno che dalle mobilitazioni che hanno avuto luogo proprio in risposta a questa sequenza di fatti, giudizi e pregiudizi non parta una nuova iniziativa legislativa o venga addirittura avviata una riforma costituzionale.

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